Sono arrivata a questo corso di formazione per diventare coach professionista all’Epoche Institute di Livorno, spaventata e disorientata.
L’unica certezza che avevo in tasca era la mia volontà di cambiamento.
Mi trascinavo a fatica un bagaglio di stanchezza e delusione, rabbia che non riuscivo a esprimere e confusione.
A orientarmi avevo la consapevolezza che avrei dovuto e voluto prendere in mano la mia vita, dare un colore differente alle mie scelte, impostare una rotta dopo un naufragio pesante, che mi aveva lasciato con le ossa rotte e un sapore di sconfitta troppo amaro da buttare giù.
In realtà il life coaching è stato il primo orientamento professionale cui ho pensato quando si è trattato di riprendere le fila scucite dei miei slabbri e oggi ho capito che doveva trascorrere un ulteriore anno, per me pesantissimo, prima che potessi iniziare questa formazione.
Oggi che il percorso con l’Epoche Institute è arrivato al suo naturale capolinea, mi sento di dire che questa esperienza mi ha regalato l’insperata forza di credere nel potere dei desideri.
Si, dei desideri e non parlo di una zucca che si trasforma in carrozza.
Parlo della possibilità di svegliarti un giorno e di smetterla di lagnarti se quell’incredibile autobus che è la tua vita sembra correre all’impazzata e assolutamente fuori controllo sui terreni accidentati e di fare la cosa più naturale che ci sia: metterti alla guida e iniziare a scegliere e ad assumerti la responsabilità di tutte le frenate brusche così come delle ripartenze.
E’ in quel preciso istante in cui passi da un seggiolino all’altro, che realizzi che si, puoi scegliere perché hai la capacità di farlo.
Cosa?
L’andatura e la direzione, per esempio, ma anche le fermate e i passeggeri per non parlare della musica che ascolti a bordo e della possibilità di concederti sorprendenti fuori pista e di fermarti due ore in un prato assolato perché ti va.
Sto parlando di iniziare a usare in modo costruttivo la tua innata capacità di guida e di farlo secondo un disegno, una mappa, un’idea di viaggio che lentamente, faticosamente ma anche magicamente inizia a comporsi nella tua mente a patto che tu ti dia il tempo per tracciarla.
Si, il tempo, perché la capacità di cambiare ne richiede molto, unitamente alla volontà di non cedere alle lusinghe di una prima natura insidiosa, che cercherà di riportarti sull’ultimo seggiolino di un pullman impazzito a imprecare per gli scossoni e le curve a gomito.
Certo: sto parlando di un percorso di cambiamento voluto e coltivato, che passa attraverso la tua innata capacità di stare, anche nel dolore, nell’incertezza, nel buio dei salti che inevitabilmente dovrai avere il coraggio di fare se vorrai esplorare territori nuovi e allargare i tuoi orizzonti.
Parlo di orizzonti di possibilità.
In primis la possibilità di cambiare, ovviamente e quindi anche quella di ricominciare, di riscrivere una storia di vita se quella odierna non ti somiglia più.
Sulle prime è un gran casino.
Scrivi paragrafi e capitoli interi che sembrano scollegati e mentre lo fai non ti abbandona neanche per un attimo la voglia di buttare all’aria tutto, di cestinare l’intera opera. Anzi, ora che ci penso butti via una marea di bozze.
Convivi con un senso di inadeguatezza e un grande imbarazzo.
Un imbarazzo che ti viene dal non sapere più chi sei, con quale faccia salutare il giorno.
Sai solo che stai cambiando pelle, non senza dolore e che questo non passerà inosservato mentre tu vorresti solo ficcare la testa in un buco nero e non cavarla più.
Non passa inosservato un cambiamento perché ne richiede uno in cambio: chi ti vede verrà sollecitato nella sua capacita di farti spazio, di farlo a te con tutto il nuovo bagaglio di esperienze e strappi che ti porti dietro, o di negartelo.
La cosa meravigliosa è che in entrambi i casi sarà perfetto, perché col tempo impari che davvero tutto è perfetto, che non ci sono strade migliori, che ognuno è sul proprio cammino e lo percorre come sa, come può, come gli va.
Mentre cambi forse lasci qualche peso, almeno per un po’.
Si, momentaneamente ti liberi della necessità di piacere agli altri e dentro di te si fa spazio l’impellente bisogno di somigliare alle tue scelte e ai tuoi passi, senza fretta ma inesorabilmente.
Forse è proprio quando realizzi questo che il casino si placa momentaneamente, il tempo di prendere fiato e forse anche un caffè, mentre inizi a intravedere un disegno di sincronicità dietro a quel caos apparente di scelte.
Ecco, in quel momento non fare l’errore di pensare che sia fatta, mi raccomando.
Non cedere all’illusione che non farai più fatica e che te ne starai quieto e appagato in quello stato di grazia che il raggiungimento del tuo stato desiderato ti regalerà a piene mani.
Non farlo, perché non è così.
La tua prima natura ti chiamerà all’ovile ogni santo giorno e con voce sempre più grossa e toni perentori.
La tentazione di mandare tutto all’aria continuerà a vivere con te, non scomparirà.
Non lascerai niente di te, almeno io non ho lasciato niente di me in questo percorso di (tras)formazione, semmai ho sperimentato una piacevole sensazione di spazio.
Spazio per la mia ambivalenza, per tutte le incongruenze che non riuscivo accettare in me e quindi anche negli altri.
Spazio per il casino che so non mi abbandonerà mai insieme alla tentazione di tornare sui miei passi, spazio per i miei dubbi e le mie inadeguatezze, per le mie paure e i miei errori.
Si, lo voglio ripetere: spazio per i miei errori che così facendo hanno l’opportunità di cambiare dal piombo del senso di inadeguatezza all’oro dell’esperienza di vita che allarga i miei orizzonti.
Spazio per l’alchimia dell’amore, quindi, capace di trasformarmi ogni giorno di più nella persona che desidero essere.
A fine corso ci hanno chiesto di portare in dono qualcosa che raccontasse questa esperienza e non ho resistito: ho portato un seme, anzi una ghianda.
Adoro da sempre gli alberi e le querce, nella loro muta forza, mi affascinano molto. Quindi si, da questa esperienza porto via un nuovo seme di consapevolezza e fiducia che mi riprometto di coltivare con amorevolezza e pazienza, nella buona come nella cattiva stagione.
Consigli utili non ne ho, solo esperienze
Quando ho raccontato la mia esperienza di digital coaching alla Borsa del Turismo Online, ho incrociato molte storie di persone che desiderano intraprendere un percorso professionale simile o che comunque vorrebbero saperne di più a riguardo. In quel momento ho capito che in realtà non ho consigli da dare, solo esperienze da raccontare.
In primo luogo e in virtù del mio principio ordinatore del mondo, ovvero la centralità delle persone, posso dirti che il gruppo con cui ho fatto questo viaggio ha contribuito molto alla mia crescita personale e professionale.
Parlo di sconosciuti, di gente mai vista prima, accomunata da un forte desiderio di cambiamento, con cui ho condiviso momenti di straordinaria umanità oltre che di disarmante ilarità.
A ciò aggiungo che in Raffaella e Andrea, i formatori Epoche di Livorno che mi hanno accompagnata, così come in Federico e Angelo – seppure conosciuti per il tempo di un paio di week end – ho trovato oltre alla competenza e alla professionalità, un calore umano e una “densità” di esperienza, che mi ha sostenuta e sorretta in questo cammino.
Un cammino che si, lo ammetto, sento di consigliare a chiunque abbia voglia di imparare a fare il conducente della propria vita a patto metta in conto che l’esame, quello di scuola guida, non finisce mai.