E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure

da | Dic 30, 2014 | Voci del bosco

Accipicchia se è stato difficile e ostico questo anno ma per dindirindina, io  lo ringrazio.

Fino a poco, pochissimo tempo fa non mi sarei immaginata neanche lontanamente che avrei fatto tutta questa strada.
A chi mi chiedeva cosa sapessi fare, sorridevo sorniona e imbarazzata.
Già immaginare un domicilio era faticoso, quasi nauseante.

Ho preso in seria considerazione l’idea di abbandonare l’Elba ma poi lei, crudele come una sirena, ti richiama a sé con il fascino secolare dell’isola, perché in fin dei conti noi siamo isole, apparentate alla lontana, ma intimamente uniche e solitarie.

C’ero quasi, giuro: avevo anche ipotizzato nuovi percorsi al di qua del Tirreno ma poi non c’è stato niente da fare, il mio Ulisse viaggiatore ha fatto ritorno a Itaca.

Fondamentalmente perché ho capito che “casa” è il luogo in cui ti senti accolto, amato, circondato da ciò che per te più conta e da cosmopolita in miniatura quale io sono, essendo cresciuta in diversi luoghi italiani e non, alla fine io questa capacità di sentire che il mio cuore appartiene a molti luoghi, la sento viva dentro di me. Per questo motivo ho scelto radici flessibili e sinuose, in grado di adattarsi alle situazioni ma saldamente ancorate al principio di bellezza e libertà.

Confesso che mi sento un po’ una mangrovia perché ho scoperto di avere grandi radici a trampolo e aeree che si ramificano molto prima di raggiungere l’acqua: quasi non avessi fretta di ancorarle, consapevole che poi, anche una volta  trovata l’acqua, posso continuare a viaggiare.

Si viaggia in molti modi, inutile negarlo e la mia natura gitana fa i conti con questo concetto di transitorietà, nel quale tutto scorre ma gli affetti restano, si consolidano, si trasformano nel tempo disegnando percorsi di senso (fosse anche per il tempo di un viaggetto condiviso: perché siamo le esperienze che facciamo e ognuna di esse ha un forte potere su di noi).

Così, in questo anno che, confesso, non è il primo di una serie ultimamente, saluto con un misto di stanchezza, gratitudine e “Santo Cielo, meno male che sei finito oh” mi sono appuntata che:

Non è mai troppo tardi per prenderti sul serio, iniziando a prenderti molto meno sul serio.

Lo so, ti sembrerà assurdo ma ho scoperto che quando molli la presa e inizi a riderti addosso, ti consenti il lusso di sbagliare e, udite udite di ammettere a te stessa che la perfezione non è roba di questo mondo e senz’altro non del tuo, succedono cose insperate. Intanto ridi molto di più (non ci credi? provaci). Si, le mascelle si rilassano, quella rigidità teutonica di fondo che ti accompagnava anche nottetempo, lascia il posto a un espressione più morbida e meno rigorosa (a volte Irene dice sia un’espressione poco intelligente ma si sa, le figlie adolescenti sanno essere impietose con le loro mamme).

Ma soprattutto inizia a farsi strada l’imprevisto, l’impensabile, l’incalcolabile, perché tu fai spazio a tutto questo e la smetti di essere il peggior ragioniere di te stessa (che poi coi numeri io…) e giochi col caso, con l’imprevisto, ti butti (a volte ti fai male, ovvio) ma dondoli e ti sposti, leggera e meravigliosamente in sintonia con quel che la vita è pronta a offrirti.

La vita è più generosa di quanto non  pensi, specialmente quando smetti di giudicarla e misurarla.

Tutto è perfetto, così come accade e come ti si propone perché in tutto risiede un insegnamento e tutto porta con sé virtù che non credevi e non eri pronta ad attribuire, specialmente agli inciampi. La crisi si presenta a noi munita del kit di sopravvivenza, il punto è che tu quel kit non lo vedi perché sei incline a piangerti addosso, a vedere la sventura e l’inciampo ma la fotografia insegna: se sposti il fuoco l’inquadratura cambia totalmente e ricorda, non esistono fotografie belle o brutte ma esistono sguardi sulle cose che risultano più o meno interessanti (la tecnica è roba da gente brava, non discuto, è che   la puoi insegnare/imparare mentre il tuo sguardo, il tuo sapore, il tuo valore aggiunto è solo tuo, non è replicabile, non c’è filtro che tenga!). Qualcosa tipo:

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guarda caso questo l’ho visto nello studio del mio amicofotografo preferito: Alessandro Beneforti

Quando affronti la tua paura ti accorgi che questa è culturalmente sopravvalutata: l’idea che te ne eri fatta è sempre più spaventosa della realtà.

L’uomo ha una straordinaria capacità di adattamento e sa trovare nuovi equilibri attingendo a risorse inimmaginabili anche nelle esperienze più difficili e qui penso anche al luminoso esempio di amici cari molto vicini, che senz’altro stanno attraversando avversità ben più sostanziose delle mie. Eppure li guardo e penso che la vita è un dono straordinario, che non smette di insegnarci a viverla e a trovare talenti incredibili sepolti sotto la coltre del quotidiano sopravvivere. Per cui, tanto per cominciare, un sentito ringraziamento alle persone che ogni giorno hanno da insegnarmi in fatto di coraggio e capacità di vedere oltre (belle che siete, non ve lo dico mai abbastanza)

Una rinuncia che sulle prime ti terrorizza può essere la più grande opportunità che riconosci a te stessa

Insomma, col tempo capisci che è un problema di termini: non è un chiudere una porta ma davvero, giuro, uno spalancare un portone  e che le chiavi delle infinite porte che la vita sembra sbatterti in faccia le tiene (indovina?) il tuo cuore. Per cui finiscila con la sindrome del criceto che accumula e accumula cibo in bocca fino a esplodere (sembrerebbe). Rilassati, scegli, concediti il lusso di farlo: anche perché se non riconosci a te stessa questa opportunità, perché la vita dovrebbe farlo al tuo posto? Assumiti la responsabilità di esistere e pure quella di chiedere: sembra impossibile ma, giuro, puoi!

Questa è la penultima mattina di un anno difficile e denso, intenso e ostico, maldestro e generoso e, pensa che strano, mi sembra che lasci tracce di sé sul mio corpo (io me li sento addosso i segni e i solchi di queste scelte) ma anche nell’aria, quasi fosse un odore. Non so, tipo una traccia di bruciato e di legnoso, qualcosa di familiare ma anche di straordinariamente invitante e eccitante.

Mi volto: è mia madre che mi offre un caffè.

Qualcosa risuona in quello che hai letto?

 Scopri cosa possiamo fare insieme

CIAO, IO SONO FRANCESCA

Sono una psicologa clinica, forest bathing trainer e mindfulness counselor.
Ho approfondito il mio interesse per l’ecopsicologia con un master in Ecoterapia e Ecologia del profondo, ma soprattutto con la scelta di vivere in un bosco.

Attualmente sono specializzanda presso l’Istituto di Psicanalisi Relazionale e Psicologia del Sé a Roma.

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Ho una laurea magistrale in psicologia clinica e dinamica, nella quale ho approfondito i benefici dell’ecoterapia e delle immersioni sensoriali nel bosco, associati alla Terapia Focalizzata sulla Compassione di Gilbert e all’ecologia del profondo. Sono coautrice dell’articolo “La psicanalisi e gli spazi verdi”, contenuto all’interno del libro Salvarsi con il verde – la rivoluzione del metro quadro vegetale che mette in luce gli aspetti terapeutici della natura in una seduta psicoanalitica.

Mi sono diplomata facilitatrice del metodo Feeding Your Demons® con Lama Tsultrim Allione, che ne è la creatrice. Si tratta di una pratica che consente un lavoro approfondito sugli aspetti distruttivi della nostra psiche, con una lettura che integra lo Dzog Chen a un lavoro gestalitico sui blocchi interiori.

Lama Tsultrim è una insegnante di buddhismo di livello internazionale oltre che l’autrice di numerose pubblicazioni. Si concentra sugli insegnamenti di Dzog Chen e sul lignaggio di Machig Labdrön, fondatrice del lignaggio Chöd.

Al Tara Mandala Center, in Colorado (USA)  ho approfondito le relazioni tra psicodharma e psicologia occidentale  acura di Lama Tsultrim Allione, da cui ho ricevuto l’iniziazione alla pratica del mandala delle dakini, con un focus specifico sul femminile illuminato.

Sono insegnante certificata di EcoNidra, con un focus specifico sulle tecniche di rilassamento in natura a indirizzo psicosintetico e sulle pratiche di consapevolezza negli stati ipnagogici.

Sono allieva della Bert Hellinger Schule, una scuola di formazione orientata ai contenuti e alle intuizioni della Hellinger Sciencia®, la scienza di tutte le nostre relazioni, fondata da Bert Hellinger, padre delle costellazioni familiari praticate e insegnate in tutto il mondo.

Ho frequentato  il  Compassion Focused Therapy – Training di 1° livello del   “Compassionate Mind – Italia”, emanazione della Compassionate Mind Foundation Inglese di Paul Gilbert.

Ho coltivato il mio interesse per l’espansione degli stati di coscienza a scopo terapeutico,  frequentando l’Awakened Mind Training presso l’Arthur Findlay College, Londra (UK), dove tutt’ora approfondisco e pratico la mediumship.

Ho studiato e praticato il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep con Charley Morley insegnante di sogno lucido e autore, tra gli altri, del libro Wake Up to Sleep: una guida pratica per trasformare stress e trauma e ristabilire un buon equilibrio emotivo. Il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep aiuta a ridurre lo stress prima di coricarsi e  a ottimizzare la qualità del sonno.

Ho approfondito gli studi con Joanna Macy alla School for The Great Turning, che mette in evidenza i punti di incontro tra saggezza personale, ecologica e spirituale per rafforzare il self empowerment e incoraggiare la guarigione del pianeta.