Le rune, questi misteriosi glifi tracciati su pietre, dolmen e menhir, sono i caratteri magici della più antica scrittura germanico-scandinava, il cui termine significa “segreto” o “sussurro”.
Le rune sono espressione del divino, segni di potenza e di conoscenze antiche che i carmi norreni definiscono “derivate direttamente dagli dei” e rivelate a Odino perché le insegnasse ai saggi.
Si tratta quindi di archetipi di conoscenza universale, simboli dietro ai quali si celano le verità immutabili di cui si parla nelle tradizioni e che per lo più sono stati tramandati oralmente, senza che ci sia alcuna tradizione scritta.
Nel loro insieme, le rune sono 24 e, simboleggiando l’universo, racchiudono il megin, la potenza arcana di tutti gli esseri viventi.
Le genti nordiche designavano con il termine megin la virtù magica presente in nuce in ogni persona.
Ogni essere vivente, sia esso fisico o spirituale, era percepito come dotato di questa “forza vitale”.
Megin sta anche per “potere magico” e questo concetto è associato al potere condiviso tra tutti gli esseri viventi.
Il Megin funziona come una fonte di potere, una forza vitale che è l’essenza di tutte le cose, ed è condivisa tra gli umani e il divino (forza, potere, potere spirituale, forza vitale). Nel caso degli dei, si dice che questi hanno Ásmegin, “dio / potere divino / potere magico”.
Megin corrisponde al giapponese ki e al cinese Qi, che si crede sia una forza vitale che fa parte di qualsiasi entità vivente. In un certo senso tutti questi termini sono in relazione tra loro, incluso il termine önd, che è il respiro, ciò che dà la vita, e quando qualcosa è vivo avrà la sua forza vitale.
Questa visione della forza vitale può essere trovata anche negli insegnamenti cristiani, poiché si ritiene che il Dio cristiano sia la fonte ultima di questa forza, che anima l’intero universo.
Più ci si avvicina a Dio, più si ha la forza vitale.
Questa è una concezione animistica molto antica ed è comprensibile perché il dio cristiano sia anche la fonte di questa forza vitale, che i popoli nordici antichi chiamavano önd (respiro), gli Inuit chiamavano Sila, i polinesiani chiamati Mana e i greci chiamavano etere.
E’ una visione sempre correlata al vento, al respiro del mondo, e anche agli dei del vento, del tempo atmosferico, alla credenza animistica nell’entità spirituale vivente del mondo stesso – del vento che è percepito come il respiro del mondo; sempre legato alle divinità del cielo donatrici di questo “respiro” che dà vita.
Va da sé che fare un percorso di conoscenza, incontro e ascolto profondo del racconto che ogni runa porta in dono, equivale a fare un viaggio dentro se stessi, alla scoperta dei tesori nascosti, spesso sepolti profondamente dentro di noi, imparando a riappropriarcene e ad offrirli al mondo intero.
Viaggiare dentro a questo universo di segni e significati nascosti, significa anche riappropriarsi del senso profondo dell’ordalia, attraversata da Odino stesso per acquisire la conoscenza. Significa entrare dentro al significato profondo che avevano le prove che in antichità era necessario superare per forgiare il carattere, la tempra dell’uomo o della donna di conoscenza e iniziarla ai misteri.
Il senso della prova può essere inteso ai nostri giorni come sacrificio, dono che viene offerto in cambio dell’acquisizione di una conoscenza più profonda e si basa sul principio che tutto in Natura è frutto di un continuo scambio energetico che è alla base di tutti i processi di evoluzione, decadimento e rinascita di cui siamo parte.
Imparare a sacrificare una parte di sé non ha niente a che fare con un atteggiamento penitente ma è un gesto che intende ricondurci all’essenza stessa della vita che è scambio, incontro, evoluzione e che ci apre alla dimensione profonda del dono e dell’importanza di sviluppare il proprio, riconoscendolo in sé per poi offrirlo al mondo intero.
Integrare questi concetti, significa tornare a partecipare della complessità del vivere uscendo dal punto di vista pericolosamente predatorio che ha ridotto il nostro rapporto con la natura a una mera relazione di sfruttamento che ci ha totalmente allontanati dalla nostra “casa”, deturpandola e saccheggiandola a più riprese (facendo lo stesso con la nostra interiorità).
In chiave ecoterapeutica, viaggiare tra i significati delle rune, significa tornare a partecipare della vita, sentendosene parte integrante e cogliere a livello intuitivo gli infiniti “fili” e le interconnessioni che abitano e nutrono la nostra realtà.
Le rune sono divise in tre Haett, ciascuno contenente una serie di 8 glifi.
Ogni Haett corrisponde a una fase evolutiva dell’uomo e dell’umanità in senso ampio allo stesso modo, poiché tutto è interconnesso e vive nella relazione.
Le fasi evolutive parlano la lingua della scoperta, del riconoscimento delle forze che ci abitano e anche delle difficoltà che ci è necessario accogliere, integrare e superare, per proseguire il nostro viaggio di conoscenza.
I temi ricorrenti nei significati delle rune erano la morte, la sofferenza, le difficoltà, il calore, la sicurezza, il nutrimento, la casa, le gioie della vita, la famiglia.
Le rune rappresentano la natura e tutte le forze che da questa derivano, i cui segreti l’uomo ha imparato a a gestire per ottenere la benevolenza degli dei e propiziarsi un cammino in armonia con l’ambiente in cui viveva.
Erano usate da popoli che vivevano accettando l’esistenza nella sua interezza, con i suoi aspetti positivi e negativi, cercando di ottenere l’equilibrio degli istinti, con al volontà di purificarsi, evolversi perché questo era tutto ciò di cui necessitavano per garantirsi un accesso dignitoso al nuovo destino stabilito dalle Norne.
La filosofia runica è, come abbiamo visto, imbevuta dell’animismo espresso dal paganesimo germanico-scandinavo dove accanto alla casta degli dei, esistevano forze altrettanto potenti e misteriose, le forze della natura, il cui culto prevedeva la venerazione degli alberi, delle pietre, delle sorgenti e delle fonti.
In questa visione l’uomo aveva un continuo bisogno di allearsi a queste forze, attraverso lo sviluppo e il mantenimento di una relazione di scambio e una continua comunicazione con le energie che governavano il cosmo.
Relazione che viene sostenuta e facilitata nelle pratiche ecoterapeutiche, proprio per gli indubbi benefici che questa porta alla nostra salute da più punti di vista.
Per questo motivo, propongo vari modi di incontrare le rune: dai bagni di foresta che integrano al loro interno alcune pratiche, a un viaggio esperienzial- teorico nel primo Haett di Rune, in partenza a marzo.
Per saperne di più, consulta il mio calendario di corsi e bagni di bosco.
Per approfondimenti ti consiglio la lettura di:
U. Carmignani – G. Bellini “Runemal”
I. Dormic “Runegaldr”
G. C. Isnardi “I miti nordici”
E. De Martino “Il mondo magico”
J.M. Defossez “Silvoterapia”
C.G.Jung “L’uomo e i suoi simboli”
M. Eliade “Il sacro e il profano”