Ciao sono M.
E’ un po’ che penso di scriverti ma mi manca il coraggio di farlo, trovo sempre una scusa per rimandare ma oggi ci sono riuscita ed eccomi qua.
Ho avuto il tuo nome da F. che sta facendo un percorso di coaching con te e dice che mi puoi aiutare.
Da qualche anno la mia vita è cambiata e ho bisogno di ricominciare e di reinventarmi lato professione. Il fatto è che non so cosa fare perché non ho nessuna specializzazione, mi riescono facilmente molte cose ma a nessuna do veramente valore, forse perché non faccio fatica e mi diverto. Il mio problema è che so fare di tutto: cucinare, cucire, dipingere, lavorare a maglia.
Le mie amiche dicono che ho le mani d’oro, che dove mi metto faccio scintille e che la devo smettere di pensare che se non faccio fatica non è lavoro ma è più forte di me. Finisce sempre che regalo le mie creazioni, non riesco a farmi pagare perché non mi do un valore. Mi puoi aiutare?
Cara M (grazie per avermi permesso di pubblicare uno stralcio della tua mail in un post: la tua esperienza potrà essere preziosa per molte altre persone, me lo sento).
Penso che potremo fare un percorso insieme e che ci siano molti spunti da cui partire e scelgo subito una questione linguistica per aprirmi un varco, bussare alla tua porta e chiederti il permesso di visitare casa tua.
TOC TOC: Ciao M., sei sicura che sia “più forte di te”? Si, dico il pensiero che fai riguardo al lavoro: se non è faticoso non va retribuito.
Sei assolutamente certa che questa tua convinzione avrà sempre la meglio su di te, che non potrai elaborare nessun pensiero alternativo?
Sai perché te lo chiedo?
Perché se ne sei assolutamente certa, farai di tutto per confermarti questa idea, mettiamolo in conto.
Se invece, pur essendone molto convinta, pensi che ci sia uno spazio di manovra all’interno del quale è ragionevole immaginare di iniziare a fare un percorso insieme a me, sono ben felice di accompagnarti.
Peccato che spesso le nostre convinzioni siano limitanti, non traccino l’esatto confine del realizzabile attraverso le nostre potenzialità e ci costringano a una vita meno appagante di quella cui potremmo ambire.
Attraverso le nostre convinzioni noi riusciamo a darci o a negarci dei permessi: quello di esprimerci, ad esempio e di fare della nostra passione la nostra professione, imparando a chiedere di essere giustamente retribuiti.
Nel tempo hanno imparato a automedicarsi la ferita con strategie di ripiego, volte a sentire meno male possibile ma che non le hanno guarite: in sostanza non hanno risolto il problema, lo hanno accantonato.
No, no, non mi fraintendere: con me non si lavora sul passato e nemmeno mi sogno di trascorrere ore a parlarne con te, biasimando ciò che i tuoi genitori hanno fatto con te.
Anzi, facciamo una cosa: qui ti dico una volta per tutte che il tuo passato inficia ma non determina il tuo futuro e che anche i genitori più illuminati arrecano ferite ai figli, è naturale.
Non perderemo quindi neanche un minuto del nostro tempo a biasimare i tuoi genitori e a sospirare dietro a infiniti “se solo se…”: ci assumeremo la responsabilità del nostro presente e inizieremo a fare progetti per il futuro, ti va?
Il tuo oggi, ovvero ciò che ti crea difficoltà secondo me si chiama multipotenziale, ne hai mai sentito parlare?
Adoro Emily Wapnick: come ne parla lei nessuno mai.
Un multipotenziale è una persona con molti interessi e occupazioni creative È uno scioglilingua. Può essere d’aiuto dividerlo in più parti: multi, potenziale. Si possono usare altri termini per esprimere lo stesso concetto, come “eclettico”, “uomo rinascimentale”. In realtà, durante il Rinascimento, era ritenuto ideale il fatto di essere portato per molte discipline. Barbara Sher ci chiama “scanner”. Usate qualsiasi termine vi piaccia, o inventate il vostro. Devo dire che trovo appropriato che in quanto comunità non riusciamo a trovare una singola identità. È facile vedere la propria multipotenzialità come una limitazione o un difetto da superare. Ma quello che ho imparato parlando con la gente e scrivendo di queste idee sul mio sito web, è che ci sono grandi punti di forza nell’essere fatti così.
Non è fantastico?
Ciò che tu reputi essere un problema è una preziosa risorsa, è sufficiente un cambio di prospettiva 🙂
Mi capita sempre più di frequente di lavorare con persone che non hanno un solo talento ma hanno un insieme apparentemente scollegato e incoerente di abilità, passioni e attitudini.
Cosa le lega insieme?
L’esperienza individuale: per questo lavoro tanto sulla biografia delle persone.
Ognuno di noi ha un bagaglio di vita, di incontri, di vissuti che rendono l’insieme dei suoi talenti assolutamente straordinario perché unico.
RiconoscerSi, imparare a vederSi nella propria unicità, significa affondare le mani nella materia viva (e nel dolore) delle nostre ferite infantili, significa confrontarsi con tutto ciò che fino ad oggi di noi abbiamo scartato (o addirittura affibbiato ad altri, tanto faceva male) e imparare a prendersene cura.
Per fare questo viaggio nei tuoi talenti così come nelle tue convinzioni auto limitanti, ti chiederò di familiarizzare con l’idea di antifragilità.
No, non parleremo di resilienza perché non ci servirà essere resistenti al cambiamento: le situazioni, gli eventi ci trasformano eccome e abbiamo la possibilità di fare in modo che questi ci migliorino, ecco.
Per diventare antifragili dovremo imparare prima ad essere fragili, a farci attraversare dal dolore, dalla paura, dalla rabbia, dalla tristezza.
Farsi attraversare dalle emozioni significa principalmente scegliere di perdere il controllo, allentare la presa, affidarsi nel senso più vero, intimo e profondo del termine.
Significa anche comprendere che le emozioni non ci distruggeranno e che di qualsiasi portata queste siano, potremo sopravvivere loro.
Solo dopo, quando l’intensità di tutte queste emozioni si sarà fisiologicamente placata, riusciremo a vedere cosa c’è al di là e a unire i pezzi di te che oggi ti sembrano scollegati.
Il tutto richiederà tempo, amorevolezza e fiducia: ci stai?
Un abbraccio e grazie di avermi scritto,
Francesca
Se ti va, leggiti intanto “Antifragile” di N. Taleb: potrebbe aiutarti a prosperare nel disordine 🙂