È cosi piacevole esplorare la natura e se stessi allo stesso tempo, senza arrecare violenza né ad essa né al proprio spirito, portando entrambi insieme, in equilibrio, in delicata armonia.
(Goethe)
Per secoli l’uomo, per garantirsi la sopravvivenza, è vissuto in costante armonia con i molteplici ritmi della luna.
Osservava con occhi attenti non solo lo stato delle cose, ma anche quale interazione venisse a crearsi tra ciò che osservava e il momento dell’osservazione: il giorno, il mese, la stagione, la posizione del sole, della luna, delle stelle.
Questo non era mera espressione di un un puro desiderio di ricerca, ma desiderio di trarre il maggior beneficio dalla conoscenza degli influssi esercitati dagli astri.
Il ricercatore naturale Charles Darwin nella sua opera classica “L’origine dell’uomo“,ha trascritto una nozione già conosciuta e ritenuta di grande utilità da molte generazioni prima di lui:
l’uomo, come le belve e persino gli uccelli, è soggetto a quella misteriosa legge per la quale certi processi normali quali la gravidanza, la crescita delle piante e la maturazione dei frutti, il decorso delle malattie dipendono dai periodi lunari.
Sensi acuti, vigilanza, capacità di percezione e precisa osservazione della natura, del mondo degli animali e delle piante, hanno fatto dei nostri antenati dei “maestri della scelta del giusto momento”.
Era cura degli antenati, tramandare il sapere e le esperienze ai figli. Era dunque necessario dare un nome semplice e comprensibile ai flussi osservati, e inserirli in un sistema chiaro che permettesse sempre e ovunque di descriverne le forze e prevedere gli impulsi futuri.
Sole, luna e stelle, con la natura come cornice esterna, hanno costituito l’orologio biologico che gli antichi consultavano per interpretare il trascorrere del tempo, il mutare dei fenomeni.
Il motivo è molto semplice: l’essenza del ritmo è la ripetizione.
La ripetizione in natura prendeva le mosse da semplici osservazioni: facendo esperienza che il periodo migliore per la semina di una determinata pianta durava esattamente due o tre giorni al mese e che la luna in quel periodo attraversava sempre le stesse stelle, è diventato ovvio racchiuderle in un quadro, dando alla costellazione così individuata, un nome chiaro.
I nostri antenati hanno riconosciuto 12 impulsi di forze di diverse proprietà e colorazioni. Hanno dato 12 diversi nomi alle stelle attraversate durante uno di questi impulsi dal sole (nel corso di un anno) e dalla luna (nel corso di un mese) e sono nate le costellazioni dello zodiaco così come le conosciamo: Ariete, Toro, Gemelli ecc…
L’uomo ha dunque creato un “orologio stellare”, sul quale leggere gli influssi che dominavano in quel momento e molti calendari si regolavano sul corso della luna piuttosto che su quello del sole, in quanto le forze indicate e annunciate dalla posizione dell’astro lunare nello zodiaco, sono più significative. Del resto, ancora oggi molte festività dipendono dalla posizione della luna (si pensi a Pasqua)
Verso la fine del XIX secolo, la scienza di questi particolari ritmi di natura è caduto in disuso.
Giovani contadini e giardinieri dei “tempi moderni”, ridevano dei loro genitori e nonni, e parlavano di superstizione e iniziarono poco per volta a perdere il contatto con la natura e a partecipare, in modo del tutto inconscio, a contribuire alla distruzione dell’ambiente.
Nessuno oggi può ignorare il prezzo che siamo chiamati a pagare per aver disatteso i ritmi di natura: i raccolti diminuiscono e i parassiti imperversano perché il terreno viene depredato senza che abbia il tempo di rigenerarsi, mentre l’uso dei pesticidi è decuplicato nel giro di pochi decenni.
I progressi della chimica e della farmaceutica hanno sedotto i medici portandoli alla convinzione di poter ignorare impunemente l’andamento ondulare della vita stessa nella sua totalità.
Questi progressi hanno avuto una ripercussione anche sulla rimozione veloce del dolore e dei sintomi che è stata considerata un “successo terapeutico”, mentre la ricerca delle cause e della prevenzione, la pazienza e la disposizione a una lunga “collaborazione” con il paziente, sono lentamente cadute in disuso, con l’affermarsi du questo tipo di mentalità.
Fino a pochi anni fa la salute veniva definita dall’OMS “assenza di malattia”, forse perché la si considera un bene supremo solo quando la si perde.
Per fortuna, molti medici e guaritori si stanno adoperando per una nuova e più completa definizione tra cui a mio avviso spicca quella del Dr. Kinadeter che scrive:
Salute è la forza e la capacità di divenire ciò che siamo, superando tutto ciò che lo impedisce
e definisce lo stato che ne risulta
un armonioso concorrere di processi diversi che caratterizzano l’uomo al servizio di un’idea che segue il senso della vita.
I nostri antenati conoscevano queste relazioni.
Sacerdoti, medici e guaritori, lavoravano e guarivano tenendo presente che siamo più di un sistema di ossa, nervi, muscoli e organi, tenuti insieme da un “caso” dell’evoluzione.
Corpo, spirito e anima interagiscono tra loro e sono inseparabilmente uniti con tutto ciò che ci circonda.
Essi sapevano che la malattia nasce non appena l’uomo non riesce a mantenere l’equilibrio tra i molti elementi della vita.
In natura tutto è suono, oscillazione, ritmo. Una vita equilibrata presuppone che non vengano continuamente ignorati questi ritmi e richiede il coraggio di andare incontro ai momenti bassi, accettandoli senza difendersi, senza stordirsi o esaltarsi.
Dove prima regnava una tranquilla ponderazione tra possibilità ed alternative che decideva della vita, oggi regna il principio di comodità e un’illusoria fiducia nelle nostre illimitate possibilità.
La giusta via io credo che oggi sia quella di non rinunciare ai benefici della tecnica e del progresso, ma di farlo coltivando un senso di misura, la capacità di riallacciarsi al tempo di Natura, all’avvicendarsi delle stagioni, all’alternarsi di buio e di luce senza pretendere di vivere in un’eterna quanto illusoria primavera ma imparando di nuovo a danzare con gli impulsi della luna.