Fare bosco: le costellazioni selvatiche

da | Mag 22, 2021 | Mindwoodness

Piove.

Di una pioggia che ha sciacquato l’anima ultimamente.

Maggio ci sta chiedendo di guardare meglio, guardare nei luoghi che spesso osserviamo frettolosamente e di soffermarci.

La pioggia chiama. Chiama dentro.

L’ho visto bene nell’ultimo bagno di foresta, quello all’Eremo di San Bartolomeo che ben presto è diventato l’eremo del mio cuore, del nostro cuore.

La pioggia spinge dentro, osa l’incontro con l’ombra, la zona liminale, il confine taciuto tra la me meravigliosa e quella miserabile.

Sfonda i veli, la pioggia, si accorge del mio minotauro nascosto nel petto, lo chiama, lo invoca, celebra la mia pochezza e insieme, la grandezza nascosta in ogni risalita.

L’ombra, il mistero, ciò che taccio e non vedo, la tasca in cui stento a infilare la mia mano per paura di trovare le mie stesse briciole, cocci rotti di storie, antenati e radici dolenti, vite vissute ai margini, escluse, rigettate, impaurite.

Mi mescola l’intestino questa pioggia, fruga senza rispetto, apre i calderoni, fa ribollire l’anima nel suo disarmante richiamarmi qui, ora, con tutto il groviglio di radici e funghi che mi abita dentro.

E’ implacabile la pioggia, mescola lacrime e sudore, rende invisibili i fluidi del cuore, solca le guance ma anche i mari della memoria, le tempeste solcate e quelle deglutite, dentro cui sono affogati speranze e progetti, sogni e desideri.

E’ terapeutica la pioggia, e con lei il bosco tutto, capace di amplificare e sostenere il mio viaggio dentro, alla scoperta dei volti perduti, degli abbracci mancati, delle parole mai dette che hanno lasciato un tonfo nel cuore, lo stesso che a volte sento quando mi sveglio ma ancora sveglia non sono… in quella zona liminale tra il conscio e l’inconscio, il giorno e la notte, la luce e l’ombra.

Ecco perché ha senso costellare in un bosco: perché abbiamo bisogno di fare bosco, cantare il bosco, esserlo con tutta la forza che le nostre radici sprigionano e anche con tutta la debolezza che sperimentano.

Ma cosa significa costellare e cosa intendeva Bert Hellinger con le costellazioni familiari sistemiche?

Costellare per me significa farsi bosco.

Significa silenziare la mente, arrendersi all’intreccio senza fine di storie e vissuti, appartenere al campo, al terreno, al singolo impulso che muove la radice e informa la foglia.

Costellare significa mettersi al servizio del progetto di vita che abita ovunque e che si esprime in un sasso come in un fringuello, nell’acqua che canta e nella rosa che sboccia, smettendo di credere che “io prima di te”, “tu davanti a me”.

Costellare significa ritrovare il proprio posto nel mondo, partecipare, essere, il mondo intero, liberandosi da condizionamenti e dagli schemi comportamentali limitanti dei nostri antenati, imparando a lasciare andare, aprendoci al perdono e alla possibilità.

Bert Hellinger, con le sue Costellazioni familiari, aveva intuito che tutto partecipa a un sistema di relazioni, a un infinito scambio di informazioni che non conosce tempo. Per questo motivo, praticarle permette di accedere al “Campo Familiare Informato” che, al di là del tempo, continua a mantenere intatti tutti gli avvenimenti accaduti in una determinata famiglia. Alcuni eventi restano “registrati” in questo Campo Quantico incorruttibile alla verità nascosta, rielaborata o modellata.

Lì, in quel grumo di radici e storie, finiscono con il rimanere imprigionati desideri e bisogni ma soprattutto condizionamenti che impedirebbero a ognuno di noi di vivere pienamente la nostra vita.

La vita di ognuno, sosteneva Hellinger, è condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente propri e personali; anche malattie gravi, il desiderio di morte e problemi sul lavoro, possono essere dovuti a irretimenti del sistema-famiglia e possono essere portati alla luce attraverso le costellazioni familiari.

Fare esperienza di questa pratica in un bosco, ci offre l’occasione per sperimentare a un livello di profondità ulteriore e successivo, il potere “imparentante” che la Natura esercita su di noi, perché siamo Natura e tornare ad abitarla profondamente, ci restituisce senso e scopo e ci sostiene nel processo di diventare chi siamo destinati ad essere, sciogliendo gli irretimenti, liberando le nostre radici per imparare a nutrirci e a nutrire, ad offrirci e a ricevere in un equilibrato e continuo scambio di informazioni che anziché ristagnare riprendono a fluire.

Ma non solo: fare una costellazione selvatica significa anche integrare il clima, il paesaggio, la temperatura, la qualità della giornata nella nostra pratica.

Significa imparare a non escludere niente, a non dare priorità, a non separare, a rimanere aperti e aperte al processo, intuendo che noi stess* siamo processo.

Piove e non smette di farlo: accolgo l’invito, mi lascio dilavare.

Qualcosa risuona in quello che hai letto?

 Scopri cosa possiamo fare insieme

CIAO, IO SONO FRANCESCA

Sono una psicologa clinica, forest bathing trainer e mindfulness counselor.
Ho approfondito il mio interesse per l’ecopsicologia con un master in Ecoterapia e Ecologia del profondo, ma soprattutto con la scelta di vivere in un bosco.

Attualmente sono specializzanda presso l’Istituto di Psicanalisi Relazionale e Psicologia del Sé a Roma.

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Ho una laurea magistrale in psicologia clinica e dinamica, nella quale ho approfondito i benefici dell’ecoterapia e delle immersioni sensoriali nel bosco, associati alla Terapia Focalizzata sulla Compassione di Gilbert e all’ecologia del profondo. Sono coautrice dell’articolo “La psicanalisi e gli spazi verdi”, contenuto all’interno del libro Salvarsi con il verde – la rivoluzione del metro quadro vegetale che mette in luce gli aspetti terapeutici della natura in una seduta psicoanalitica.

Mi sono diplomata facilitatrice del metodo Feeding Your Demons® con Lama Tsultrim Allione, che ne è la creatrice. Si tratta di una pratica che consente un lavoro approfondito sugli aspetti distruttivi della nostra psiche, con una lettura che integra lo Dzog Chen a un lavoro gestalitico sui blocchi interiori.

Lama Tsultrim è una insegnante di buddhismo di livello internazionale oltre che l’autrice di numerose pubblicazioni. Si concentra sugli insegnamenti di Dzog Chen e sul lignaggio di Machig Labdrön, fondatrice del lignaggio Chöd.

Al Tara Mandala Center, in Colorado (USA)  ho approfondito le relazioni tra psicodharma e psicologia occidentale  acura di Lama Tsultrim Allione, da cui ho ricevuto l’iniziazione alla pratica del mandala delle dakini, con un focus specifico sul femminile illuminato.

Sono insegnante certificata di EcoNidra, con un focus specifico sulle tecniche di rilassamento in natura a indirizzo psicosintetico e sulle pratiche di consapevolezza negli stati ipnagogici.

Sono allieva della Bert Hellinger Schule, una scuola di formazione orientata ai contenuti e alle intuizioni della Hellinger Sciencia®, la scienza di tutte le nostre relazioni, fondata da Bert Hellinger, padre delle costellazioni familiari praticate e insegnate in tutto il mondo.

Ho frequentato  il  Compassion Focused Therapy – Training di 1° livello del   “Compassionate Mind – Italia”, emanazione della Compassionate Mind Foundation Inglese di Paul Gilbert.

Ho coltivato il mio interesse per l’espansione degli stati di coscienza a scopo terapeutico,  frequentando l’Awakened Mind Training presso l’Arthur Findlay College, Londra (UK), dove tutt’ora approfondisco e pratico la mediumship.

Ho studiato e praticato il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep con Charley Morley insegnante di sogno lucido e autore, tra gli altri, del libro Wake Up to Sleep: una guida pratica per trasformare stress e trauma e ristabilire un buon equilibrio emotivo. Il protocollo Mindfulness of Dream & Sleep aiuta a ridurre lo stress prima di coricarsi e  a ottimizzare la qualità del sonno.

Ho approfondito gli studi con Joanna Macy alla School for The Great Turning, che mette in evidenza i punti di incontro tra saggezza personale, ecologica e spirituale per rafforzare il self empowerment e incoraggiare la guarigione del pianeta.